Temazcal (en italien)
Hai presente la sensazione di non poterne più, mentre stai correndo, per esempio, perchè non sei allenato, o perchè ti manca il respiro, o perché qualche piccolo dolore cresce a dismisura, perchè il cervello concentra proprio li tutte le attenzioni, oppure, semplicemente, perchè pensi : ma chi diavolo me lo fa fare? la vita è già dura, perchè devo soffrire?
Ecco! tra le varie sensazioni che proverai durante il TEMAZCAL, di sicuro, sentirai qualcosa del genere…
Daniel mi aveva avvisato.
Io che quando sento quelle voci li non è che me lo faccia poi ripetere molte volte prima di rispondere: basta!
Ed è proprio li il senso, anzi il mezzo di questa pratica… spostare il limite del basta, soffrire un po’ di più di quello che buon senso, pigrizia e timori ci indicano come soglia massima, spesso molto al di sotto delle nostre vere capacità…
Il mezzo per riuscire davvero a trovare il senso di questa prova…
Non è un gioco, non è uno scherzo…
Qui si tratta di riti di guerrieri, quando Cristoforo Colombo era lontano futuro, nel Messico pre Hispanico dove la spiritualità era il consolidamento del legame tra l’uomo e gli elementi naturali.
Fondere, diventare tutt’uno con la natura, ritornare ad essa per rinascere più forte.
Finisco il mio penultimo giorno di lavoro, è il 18 di Luglio: gli altri stanno preparando la capanna al Jardin d’Alice, devo assolutamente andarci, per capire cosa succederà domani, per aiutarli, per sentirmi parte integrante del rito.
Il principio del TEMAZCAL è quello di una sauna. La struttura è una tenda di forma circolare, di poco più di due metri di diametro, rivestita integralmente da vari strati di coperte, per evitare la perdita di calore interno, provocato da pietre roventi (di norma di natura vulcanica), che sprigionano il loro potere termico in un buco scavato nella terra, esattamente al centro della tenda. Daniel e Simone avevano quasi terminato il telaio della capanna, con intrecci di aste di legno e spago: niente di più semplice, all’apparenza… per me opera di alta ingegneria, che ammiravo, un po’ sbalordito, con pizzico di orgoglio, avendoli aiutati negli ultimi dettagli.
Pablo arriva dopo pochi minuti; é lui la nostra guida, il nostro sciamano, la persona che rende possibile il TEMAZCAL a Parigi… Pablo ti rilassa soltanto a guardarlo, io che iniziando ad immaginare quello che sarebbe successo il giorno dopo cercavo di rassicurarmi attingendo calma dalla sua tranquillità.
Perchè farai il TEMAZCAL?
Ragazzi, non lo so ancora, forse non lo sapro’ neanche una volta li dentro, è una scoperta, una fortuna, sono un novizio, spero solo di essere « all’altezza »…
Ma da questo momento in poi, tra i vari pensieri più o meno importanti che mi passavano per la testa, quello che s’imponeva agli altri era: non devo sottovalutare questa prova, devo essere pronto… immaginando il momento dell’ingresso, il caldo, e quella sensazione del voler uscire, la cosa che mi spaventava di più…
E poi, di colpo, l’ultimo saluto al lavoro, di corsa verso casa e poi di nuovo nella metro in direzione Max Dormoy… concentrazione olimpica… accendo una sigaretta percorrendo rue de la chapelle: ci siamo… sono pronto… Arrivo alla porta del Jardin d’Alice, le pietre sono già roventi, i ragazzi sono li, si sorride, sotto il sole, a tratti… e a momenti s’incrociano sguardi da comattimento… e poi ci ritroviamo dentro, dopo aver poggiato la testa a terra per ottenere l’autorizzazione ad entrare, come forma di rispetto per la terra…
Oscurità, spazio ristretto, una pietra alla volta ad aumentare l’impeto di una fornace assetata di sudore…
Una volta inserita l’ultima pietra l’apoteosi del caldo, all’interno della capanna arroventata tutti i partecipanti in evaporazione attendevano le parole dello sciamano: la prova era iniziata, la concentrazione focalizzata sulla resistenza.
Pablo ci da il benvenuto in quell’inferno di guerrieri del terzo millennio ed invita tutti a presentarsi ed a specificare il motivo della partecipazione al rito. Inizia il primo alla sua sinistra, ero io…
Chi sono? cosa ci faccio qui? ho dei dubbi anche su questo… qualche attimo di silenzio per non pensare alla cascata di sudore che cadeva dalla mia fronte, dal naso, dagli occhi, scivolando attraverso tutto il corpo, per non pensare alla temperatura più alta che avessi mai sperimentato, per trovare le poche parole che uscivano a fatica… Poi la porta della Madre Terra, poi la porta del vento, poi quella dell’acqua… in una progressione di sofferenza che non sembrava avere limiti…
E quel pensiero ricorrente del: non ce la faccio più ora esco, pensando all’aria fresca di fuori…
Ma forse è anche questo il bello, sapere che il sollievo è li, attendere un pizzico in più e ancora un altro, e ancora un altro…
Pablo sentiva le sensazioni di tutti noi, e sentiva anche che faceva davvero un caldo tremendo, probabilmente il TEMAZCAL più caldo che avesse mai fatto… e allora, con anticipo rispetto ai tempi guerrieri e rispetto ad un TEMAZCAL che si rispetti, decide di smettere li ed invita tutti ad uscire… Ero un po’ deluso, volevo andare ancora un pizzico più in la, mentre un’altra parte di me esultava per la decisione saggia del saggio…
l’impatto con l’esterno, uno dei momenti di maggior sollievo della mia vita e la sensazione di leggerezza e di benessere delle ore successive, la grande ricompensa della sofferenza investita…
Carlo Barletta
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